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Call for Papers

Geosemiotica: dai locative media, alle immagini diffuse, ai big e small data

a cura di Federico Montanari, Nicola Dusi e Guido Ferraro.

deadline: 25 luglio 2017

Lo scopo di questo numero di Ocula è di indagare un vasto campo che è diventato al tempo stesso di grande attualità e in continua e profonda trasformazione: quello dei locative media e del loro intreccio con la questione dei dati, del loro statuto e della loro definizione, in chiave non solo semiotica e sociosemiotica, ma aperta ai
contributi dei Media Studies contemporanei. Da diversi anni l’esplosione dei locative media è sotto gli occhi di tutti: e questo è avvenuto grazie all’uso di strumenti tecnologici ormai universalmente diffusi (come smartphones, tablet, per arrivare ai più recenti dispositivi wearable) che hanno consentito l’incrocio fra social media, localizzazione territoriale informazioni geolocalizzate, fino alla possibilità di fruire in modo istantaneo di fonti di immagini, notizie. I Media Studies hanno insistito in modo multidisciplinare sull’importanza di questo incrocio e stratificazione, e il nostro numero cerca un dialogo tra questi approcci e quello più sociosemiotico.
Da un punto di vista socio-semiotico, questo campo non è così facilmente delimitabile ed identificabile: esso si estende dalla questione dei dispositivi tecnologici dotati di caratteristiche di geo-localizzazione, dagli smartphones fino ai devices più recenti, i cosiddetti apparati “wearable”, come gli occhiali a cui è possibile applicare lo schermo dei telefoni, spesso di tipo molto economico e fatti di materiali piuttosto semplici; veri e propri gadgets, come i google cards; fino agli smart glasses come i recenti snapchat glasses; oppure devices come “Horus”, device di nvidia (nvidia.com): un visual device dedicato al deep learning e alla realtà aumentata. Si tratta anche di tener conto del fallimento di oggetti più complessi come i google glasses, mentre si lanciano diversi tipi di dispositivi indossabili come gli iWatches o i diversi devices da polso.
Proviamo a precisare alcuni punti. Se una possibile definizione di “geomedia” (Thielmann, 2010) è quella relativa al loro carattere “spaziale”, “georeferenziato” o “locative”, ma la questione della geolocalizzazione incrocia diverse altre problematiche, come quelle dell’ibridazione dei sistemi mediali, da un lato, o quelle dello statuto dei loro contenuti, con problemi di veridicità, attendibilità (pensiamo al tema molto attuale delle fake news o dei regimi di cosiddetta “post verità”). Inoltre, la questione della localizzazione oggi, non riguarda più soltanto il fatto che le informazioni o le immagini vengano taggate e dunque, appunto, geolocalizate su mappe territoriali, ma anche che la georeferenziazione diventa essa stessa un mezzo, una nuova sostanza dell’espressione, in grado di produrre nuove articolazioni e nuovi linguaggi. Pensiamo ad esempio al “cinema diffuso”, con i suoi diversi usi e consumi: estetici, di comunicazione territoriale, ecc.: fino agli sviluppi del live streaming; o alla questione del rapporto fra generi mediali diversi, e in questo caso all’uso della localizzazione in rapporto alle diverse forme mediali ad esempio nella serialità televisiva. A questo si collega un altro tema, di grande attualità: la gestione, l’analisi e la valutazione, e manipolazione, dei dati. Si apre allora la questione dei big data in rapporto alle immagini, con problemi connessi al loro stoccaggio, distribuzione, valorizzazione e mantenimento. A tale riguardo è di grande rilevanza la creazione di oggetti complessi attraverso i numerosi nuovi esempi di visualizzazioni: a partire dalle nuove forme di audiovisivo, per arrivare ai visual data, alla realtà aumentata, ai video a 360 gradi, ecc... Dati e geomedia si intrecciano nell’uso dei nuovi locative media per valorizzare gli archivi audiovisivi, e spostano l’attenzione dal luogo dell’azione all’agency e alle azioni dei soggetti, in una dimensione temporale di queste azioni. Le nuove tecnologie di localizzazione situano le nostre interazioni sociali, ma contribuiscono forse a creare un modo culturale specifico. Come dicono Wilken e Goggin (2015) nei media basati su location-aware technologies, infatti, troviamo una tensione tra azioni e luogo in cui queste avvengono spazio-
temporalmente che va pensata come produttiva.


Possibili aree tematiche:

Media Studies e geolocalizzazione
Semiotica dei social networks
La svolta del mobile (dal web ai locative media)
Big data, small data, tagging, nuove forme di conoscenza
Netnography e nuovi modi di ricerca sociosemiotica
Intermedialità e transmedialità: geomedia tra cinema e serie tv; geomedia e
transmedia storytelling; web series; nuove forme del “cinema postmediale”
Realtà aumentata e media indossabili
Economia, politica, diffusione del sapere: nuove forme di relazionalità in rete


Alcuni riferimenti bibliografici:

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Wilken, R., Goggin G., (a cura di), Locative Media, Routledge, London-New York, 2015.


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• E’ necessario aggiungere un abstract del saggio, sia in italiano che in inglese.


Deadline

• Consegna saggi: 30 settembre 2017.
• Notifica accettazione o richiesta revisione dopo blind peer review: entro il 30
novembre 2017.
• Pubblicazione prevista: 31 12 2017.
Lingue accettate: Italiano, Inglese, Francese.
L’abstract e il saggio vanno inviati a:
redazione@ocula.it
Federico Montanari: federico.mont@gmail.com
Nicola Dusi: nicolamaria.dusi@unimore.it
Guido Ferraro: guidfer@gmail.com







 
 
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ISSN 1724-7810   |   DOI: 10.12977/ocula

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