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Architettura e politica: un incrocio di sguardi
a cura di Federico Montanari e Ruggero Ragonese.
deadline: 2 febbraio 2010
“Sortir de l'impasse”, esortava il sottotitolo di Sémiotique de l'espace, libro chiave sui rapporti fra semiotica, architettura, urbanistica e ideologia dell'abitare, pubblicato in Francia ormai trent'anni fa. Invece, i decenni successivi hanno segnato un sostanziale assopimento degli studi e delle ricerche in questa direzione. Oggi, passata, nel bene e nel male, la temperie postmodernista, si ricomincia a parlare e a discutere del rapporto fra l'architettura e i suoi significati, sopratutto e anche, politici. Ocula propone “architettura e politica" come tema del prossimo numero, cercando di inserirsi in questa riflessione.
Da un lato si tratta di riprendere le file e le tracce di un argomento, ovviamente, vastissimo, che negli anni Sessanta e Settanta ha coinvolto studiosi e ricercatori e su cui molto si è stato detto e scritto. Dall'altro, si tratta di rispondere a una domanda sempre cruciale e sempre attuale: pensiamo al problema delle città, delle forme della pianificazione e della crisi di queste ultime, fino ad arrivare al problema del consumo e della distruzione dei territori. Pensiamo a dibattiti come quello sul rilancio di un'architettura a progettazione "partecipata" e quello sulle "archi-star" (in sintesi rappresentate, da un lato, dalla ripresa in alcuni dibattiti delle idee di De Carlo e dall'altro al pamphlet di La Cecla) - che hanno fatto sì che la dimensione politica dell'architettura e della pianificazione del territorio sia tornata drammaticamente di moda.
La domanda, dunque, che sembra tornare dopo anni. e con cui sembra necessario tornare a fare i conti è tutta giocata sui contorni che vogliamo dare al rapporto fra architettura e politica. La politica è l'iniziale sostrato che resta sottesa alle singole istanze progettuali o, al contrario, la politica permea ogni passaggio dell'architettura in atto, determinando la fortuna e la disgrazia delle scelte e il rapporto fra i soggetti abitatori e la realtà abitata? Dove si trova insomma la politica dell'architettura: la rintracciamo nei piani, nelle strategie urbane oppure in ogni singolo manufatto e fabbricato? E di conseguenza, cosa che più preme alla nostra rivista di semiotica: come può la semiotica proporre uno sguardo critico e interessante su tale ampia tematica? Bisogna insomma interrogarsi su questo rapporto solo come una connotazione ideologica dell'abitare (per dirla con l'Eco della Struttura Assente) o dobbiamo pensarlo come una denotazione fondamentale del testo urbano e architettonico.
La sfida che lanciamo è questa, anche attraverso il call for papers: come e dove collocare il discorso politico della e sulla architettura? Il corpus è ovviamente sconfinato. Da un lato sicuramente non si potrà trascurare la dimensione storico-culturale - ad esempio sembra necessario riportare uno sguardo semiotico sui casi storici più significativi: l'architettura dei totalitarismi nazista, fascista o sovietico, il gigantismo monumentale degli Stati europei ottocenteschi, le scelte degli anni '30 del New Deal (ripensando per esempio all'analisi di Virilio, che già comportavano uno sguardo in qualche modo semiotico). Dall'altro, è forte la necessità di ripensare allo studio delle architetture cosiddette "funzionali" (militare, i palazzi del potere, i monumenti commemorativi, i fabbricati amministrativi); questo perché vanno ripensate completamente, soprattutto dopo le esperienze degli ultimi anni, le divisioni tipologiche e le analisi complessive che devono rendere conto, da una parte, di un processo di progressiva ibridazione e, dall'altro, dei meccanismi fra rappresentazione e materialità del testo architettonico all'interno della città e del contesto storico culturale (si pensi per esempio al ritorno dell'architettura iconica, oppure all'inserirsi delle nuove tecnologie nella progettazione). In terzo luogo, anche l'ambito degli esempi tratti dall'attualità sarà fulcro di questo numero monografico: le forme della progettazione partecipata, la messa in campo di gesti "politici" interni alla stessa architettura. Ovviamente, sotteso a tutti gli aspetti proposti e a quelli possibili, resta il tema della memoria (nelle forme di restauro così come, per contrasto, di demolizione o, addirittura, di distruzione) del recupero politico-ideologico, della storia passata, condivisa o meno, e del suo riutilizzo nello spazio urbano e nei testi architettonici.
Infine, all'interno di questo numero si cercherà di coinvolgere interventi sia di protagonisti (teorici, critici e progettisti) dei dibattiti recenti sia di giovani ricercatori che abbiano lavori originali da proporre, tenendo sempre fermo, insieme al generale approccio semiotico, il principio della multidisciplinarietà, invitando a partecipare anche studiosi provenienti da altri campi di indagini, primi fra tutti quello urbanistico-architettonico, quello geografico e quello sociologico.
Data di consegna degli abstract: 20 marzo 2010
Data di consegna dei saggi: 20 LUGLIO 2010