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Nati nel Duemila. 15 anni di Ocula
a cura di Redazione Ocula | luglio 2015 | DOI: 10.57576/ocula2015-1


Interviste a diversi studiosi su come sono cambiati i media e la comunicazione nei nostri 15 anni.



Quindici anni di una rivista di Giampaolo Proni

I quindici anni di una rivista online su semiotica e media, nata e gestita da un gruppo di volontari studiosi di semiotica, senza nessun finanziamento se non l’autotassazione dei redattori e ora dei soci, crediamo vadano celebrati con orgoglio. Le righe che seguono vogliono fare il punto e disegnare qualche prospettiva. continua...

Giovanni Anceschi


intervista raccolta da Salvatore Zingale, video di Furlanetto e Prevosti | PERMALINK

Artist, designer, scholar on visual communication, member of the Group T and the movement “Arte cinetica e programmata” (1959-1962).
He studied as a visual designer at the Hochschule für Gestaltung in Ulm.
He was a professor at the University of Bologna (DAMS); founded, with Tomás Maldonado and others, the Design Faculty at the Politecnico di Milano (1993); and completed his academic activities at the Faculty of Arts and Design in Venice (IUAV).
Since 1996 he is director of the magazine ‘Il Verri’, founded by his father Luciano in 1956.
Author of numerous essays and books, including Monogrammi e figure (Firenze, La casa Usher, 1981) and L'oggetto della raffigurazioni (Milano, Etaslibri, 1992).

Maria Pia Pozzato


intervista raccolta da Cinzia Bianchi | PERMALINK

Maria Pia Pozzato is Professor of Semiotics at the Department of Philosophy and Communication of the University of Bologna.

Recent publications:
- Capire la semiotica (Carocci, 2013)
- Passione vintage. Il gusto per il passato nei costumi, nei film e nelle serie televisive (with D. Panosetti; Carocci, 2013)
- Foto di matrimonio e altri saggi (Bompiani, 2012)
- Variazioni semiotiche. Analisi, interpretazioni, metodi a confronto (with G. Ferraro, V. Pisanty; Carocci, 2007)
- Semiotica del testo (Carocci, 2001)

Bernard Darras


intervista raccolta da Michela Deni, montaggio di Nabil Gomri | PERMALINK

Bernard Darras is Professor of Semiotics at the Sorbonne University Paris 1
- Dean of Doctoral School ARTS 279
- Executive Dean of the ACTE Institute (UMR 8218) + Semiotics of Arts & Design Research Team,
- Dean of the Interactive Multimedia and Cultural Studies Masters Programs
http://univ-paris1.academia.edu/BernardDARRAS
twitter (@darrasbernard)
PUBLICATIONS
- Darras, B. & Findeli, A. (2014). Design, Savoir et Faire. Nimes, Lucie Editions
- Darras, B. & Valente, D. (2013). Handicap et Communication, MEI 36. Paris : L'Harmattan
- Darras, B. (Ed.) (2011). Art+Design /Semiotics. Collection #3, Paris, Parsons Paris.

Nota biografica
Ocula è nata nel 2000 e il numero zero è stato pubblicato in dicembre di quell’anno, il primo del nuovo millennio. Allora nel nostro settore non vi era nessuna rivista online attiva, non esistevano i blog e neppure Facebook, Twitter e YouTube. Il web 2.0 era solo un termine appena inventato e quasi sconosciuto.
Dal punto di vista della strategia mediatica, Ocula è nata con una visione precisa: rendere disponibili i contenuti a tutti senza costi e nel modo più semplice. Così, si è scelto di diffondere gli articoli in PDF come oggetti testuali autonomi, riconoscibili come parti di una rivista ma leggibili e stampabili con facilità grazie allo standard A4. L’architettura del sito è stata successivamente migliorata con la creazione di un CMS che lo ha reso dinamico. Il motore del sito e il suo design sono opera di Davide Gasperi, che possiede competenze di programmazione e di semiotica e sostiene tecnicamente la struttura di Ocula. La grafica è opera sua con la collaborazione di tutti i redattori e in particolare di Salvatore Zingale. Con Ocula abbiamo messo in pratica quanto la teoria semiotica ci insegnava sulla comunicazione, e oggi possiamo essere soddisfatti del nostro lavoro. Non abbiamo mai avuto bisogno né di tecnici né di designer esterni.

L’impostazione scientifica
Tutti i redattori di questa rivista, quasi tutti anche fondatori, sono stati allievi di Umberto Eco e della scuola semiotica bolognese: Massimo Bonfantini, Omar Calabrese, Marco De Marinis, Paolo Fabbri, Patrizia Magli, Ugo Volli e Patrizia Violi.
Il lavoro di divulgazione di Eco, che ha influenzato anche la sua narrativa, ci porta a riconoscere che si può in buona misura, anche se non del tutto, rendere comprensibile ai non esperti l’approccio semiotico, spesso ritenuto oscuro e riservato agli iniziati. Tuttavia, la stessa vicenda intellettuale di Umberto Eco segna un limite oltre il quale lo studio dei segni non può essere popolarizzato senza perdere la propria capacità euristica. Come la psicoanalisi, la semiotica ha dato vita a concetti suoi propri (pensiamo a ‘langue/parole’, ‘interpretante’, ‘semiosfera’…) che devono essere assimilati, metabolizzati, prima di poterne fare uso. Anche questo, e forse più di ogni altro, è il fine di una buona divulgazione. Ocula, dunque, si è collocata in quella zona di frontiera dove la semiotica rigorosamente intesa incontra la cultura delle nuove professioni, il progetto, le altre scienze sociali. Il sottotitolo della testata “occhio semiotico sui media” sottolinea l’attenzione ai temi dell’attualità, che nei media si costruisce e si riempie di senso.

I numeri tematici, ‘Flux’, le rubriche e il blog
A partire dal 2004 abbiamo deciso di uscire con numeri monografici, e la sequenza testimonia i punti di interesse sui quali l’occhio semiotico della rivista si è appuntato. Parallelamente, Ocula Flux consente di pubblicare lavori non accolti nei numeri tematici.
Una rubrica di recensioni e segnalazioni, Contrappunti, curata da Francesco Galofaro, dal 2009 accompagna la rivista, assieme a una sezione sugli eventi. Un discorso a parte meriterebbe AugenBlick, il blog che è incluso, anch’esso da sei anni, nella testata. Regolarmente la redazione si rammarica di non animarlo abbastanza. Tuttavia, rivedendolo, l’effetto di accumulo che la pubblicazione online consente disegna ancora una volta una rete di osservazioni legati alle problematiche emergenti.

Pubblicare in rete: accessibilità e indici
Costruire e pubblicare Ocula ha significato, per noi, indagare e imparare le potenzialità e le criticità dell’editoria in rete. La coincidenza tra pubblicazione e archivio, per esempio, ci è da subito parsa evidente, e di qui un’estrema attenzione alla gestione degli indici, sempre sostenuta dai virtuosismi tecnici di Davide che li ha implementati. Ore di discussione, di recente, sono state dedicate alla tag cloud, un artificio del web che non può non affascinare chiunque si occupi di linguaggio, ma che presenta diversi problemi quando si cerca di affrontarlo in modo rigoroso. Ocula fa ogni sforzo per offrire al lettore una prospettiva ‘panoramica’ nella quale i contenuti sono offerti a prescindere dalla loro distanza nel tempo, tutti con la massima accessibilità.
Chi ha riflettuto sulla struttura del web e della cultura digitale ha verificato che il rinnovamento tecnologico quasi parossistico non ha prodotto una damnatio memoriae dei fatti e dei protagonisti del passato. Ted Nelson e il suo progetto di ipertesto, come Tim Berners Lee e il WWW, sono noti e venerati precursori. Allo stesso modo, si parva licet… l’articolo di Cristina Demaria e Lella Mascio, “Sotto al vestito niente. Alcune riflessioni a partire da Lara Croft e le sue sorelle”, che apriva il numero zero, resta tra i più letti ancora oggi, essendo uno dei primi contributi sulla figura femminile nei videogiochi. Insomma, nel mondo digitale tutto cambia ma allo stesso tempo tutto resta: il tempo è un fattore contestuale che incornicia il contenuto e che si considera necessariamente in ogni valutazione. Forse è un tratto del postmoderno, ma è comunque una esigenza dell’utente, che va soddisfatta con una a volte faticosa ma necessaria attenzione all’accessibilità, di qui gli indici e le interfacce di consultazione.
Il processo di call, ricezione degli abstract, selezione, referaggio, editing e pubblicazione dei numeri tematici richiede almeno sei mesi, ma il web consente di ridurre al minimo i tempi di pubblicazione e azzera quelli di distribuzione. Perciò abbiamo tenuto la sezione FLUX, anch’essa referata, che accoglie proposte degli autori e consente di uscire con tempi rapidi. Un vantaggio del web publishing al quale non abbiamo voluto rinunciare.

Multimedialità e documentazione
Un altro elemento che ci ha richiesto attenzione è la multimedialità. In una rivista come questa ovviamente non è né possibile né sensato proporla nei suoi aspetti spettacolari. Tuttavia, strumenti quali l’intervista audio e video, che non sono consentiti da un supporto cartaceo, possiedono, se usati nel modo opportuno, una notevole efficacia. Non abbiamo mai inteso le registrazioni sonore e visive come sostitutive del testo scritto. Un articolo o un libro, con note, bibliografia, immagini e schemi, steso e riveduto con cura, resta il modo più efficace di condividere i risultati della ricerca. Non perché è più tradizionale ma perché è ancora il più efficiente. Faticoso da costruire per l’emittente ma utile e gestibile per il ricevente. Le interviste audio e video, però, portano con sé un valore documentale legato alla immediatezza e alla restituzione delle voci e dei tratti degli autori. Anche per questo abbiamo voluto inaugurare la sezione Documenti con un’intervista a Pino Paioni, allora 84enne, che oggi rappresenta un pezzo di storia della semiotica italiana, e che inizia con il ricordo di Lotman e del suo interesse per le armi antiche. Risentire la voce di Pino, che è stato il primo presidente del nostro comitato scientifico, così viva, che racconta di Calvino, di Lacan, Barthes, Lyotard, Deleuze e delle prime ‘giornate di semiotica’ a Urbino, è un piacere impareggiabile. L’ultimo contributo, purtroppo, è il ricordo di Alessandro Zijno, il nostro compagno di redazione e di studi che ci ha lasciati troppo presto: un vuoto che non si può colmare, per la sua persona, che era unica.

Ricerca e passione
Quindici anni di una rivista online di semiotica, ci rendiamo conto che sono tanti, ma soprattutto sono tanti per un gruppo di persone che è riuscito a restare unito, a lavorare insieme e a condividere una linea editoriale. Il gruppo redazionale di Ocula è in parte accademico (quasi tutti lavorano nell’Università) in parte professionale (alcuni erano e sono professionisti, quasi tutti hanno svolto consulenze e ricerche nel settore privato), e non è sostenuto né da finanziamenti pubblici né da sponsor privati. E’ la testimonianza che la passione e la volontà di esprimere dei valori scientifici e culturali sono motori in grado di determinare azioni umane razionali e funzionali. Ocula è vissuta quindici anni semplicemente per la sua volontà di vivere, espressa nelle riflessioni e nelle scelte del gruppo che la costituisce.

Il referee system
Dal 2009, Ocula si è trasformata in rivista peer reviewed, andando nella direzione delle testate accademiche, secondo i dettami della riforma universitaria. E’ stato un cambiamento imposto dall’alto, in Italia, non una decisione nata dal mondo accademico. Tuttavia, l’abbiamo da parte nostra accolta favorevolmente cercando di applicarla nel suo spirito, che è quello di una discussione tra pari sui valori scientifici di un testo. Abbiamo verificato che la peer review, se non viene usata come filtro per escludere chi non fa parte della conventicola o per ostracizzare autori in qualche modo scomodi, ma come dialogo tra l’autore e il valutatore al fine di migliorare il testo, è un aiuto per i giovani ricercatori che ci inviano i loro contributi. Fatto salvo ovviamente un requisito basilare di scientificità. Riteniamo dunque che il referaggio sia uno strumento scientificamente positivo, lo abbiamo adottato con convinzione e cerchiamo di interpretarlo nel modo migliore.

Internazionalità, comitato scientifico e valutazione
Allo stesso tempo, l’internazionalità della rivista ha cominciato a crescere, con la pubblicazione di numeri in lingue veicolari internazionali, per primo l’inglese. Anche questa scelta ci ha fatto riflettere e imparare. Ocula cerca anche in questo di mettere in pratica soluzioni che nascono dalle discipline del linguaggio: la lingua veicolare impone inevitabilmente le proprie strutture sintattiche e semantiche all’autore che la adotta. Tuttavia, come ogni linguaggio naturale, viene cambiata dagli utenti, che usandola dialogano con la langue ufficiale, depositata negli scriventi nativi, e negoziano nuove proposte e nuove soluzioni. Non si tratta di un atteggiamento ‘buonista’ che tollera un inglese zoppicante, ‘asiatizzato’ o ‘latinizzato’, ma di consentire l’osmosi delle potenzialità espressive tra le lingue madri e la lingua veicolare. Gli scrittori post coloniali sono il miglior esempio.
Il comitato scientifico è stato rinnovato ed esteso fuori dall’Italia, e oggi annovera studiosi di chiara fama di tutto il mondo.
Infine, la proprietà della testata è stata trasferita a un’associazione, proprio per rendere trasparente la cornice legale e garantire la continuità.
Passo dopo passo speriamo di arrivare a ottenere il pieno riconoscimento scientifico dal complesso e a volte grottesco sistema di valutazione della ricerca, senza perdere la nostra natura di luogo aperto di discussione e confronto, centrato sulla scienza dei segni ma interfacciato e mescolato con le discipline vicine e affini.

La diffusione di Ocula
Nel corso di questi anni la consultazione di Ocula è progressivamente cresciuta assestandosi su valori di un certo rilievo per un ambito circoscritto come quello dei nostri temi. Oggi la rivista online conta una media giornaliera di oltre 400 visite, con poco meno di 900 pagine visualizzate e una media di oltre 300 Mb di dati scaricati. I file in formato PDF scaricati nel corso dell'ultimo anno sono stati oltre 42.000. I nostri lettori sono in prevalenza italiani (oltre 86.000 visite nell'ultimo anno), ma con l'aumento delle lingue di pubblicazione, sempre nei dodici mesi scorsi, abbiamo avuto visite anche dalla Cina (16.202), Stati Uniti (12.325), Germania (6.360) e Olanda (6.189 ), per quanto riguarda i dati più cospicui.

I valori e lo stile
Tornando al primo presidente del comitato scientifico di Ocula, il prof. Pino Paioni, ideatore e organizzatore per anni delle giornate di studio di Urbino, la sua figura per noi rappresenta molto. Paioni è stato, nella comunità scientifica internazionale, promotore di un’attività di incontro esemplare per l’apertura culturale e la durata. Non vi può essere impresa scientifica laddove si riconoscano valori diversi dalla capacità di indagine, di ricerca, di immaginazione e di visione. Paioni aveva idee culturali e politiche personali, ma a quelle giornate in cui si discuteva di semiotica partecipavano tutti alla pari come ricercatori: sovietici e americani, studiosi di atenei ricchi e poveri ricercatori arrivati con un aiuto economico e a volte rimasti in Europa a ricostruirsi una vita e una carriera. In parallelo alle storie scientifiche scorrevano quelle umane, vicende che portavano dall’URSS all’Europa e agli USA, dall’Argentina al Madagascar, da Urbino a Parigi, o semplicemente mettevano un giovane appena laureato a presentare il suo contributo davanti a Roman Jakobson, Paolo Fabbri o Thomas Sebeok. Ocula si ispira a questi valori e questo stile. Di fronte alla proposta di un intervento per noi vale sempre il principio che pubblicare un testo, anche se non ci sembra particolarmente brillante o ci pare discutibile o lontano dal nostro punto di vista, consente a tutti di conoscerlo e criticarlo, mentre rifiutarlo impedisce qualsiasi giudizio.

I 15 anni
Per celebrare questi quindici anni, abbiamo pensato di pubblicare una serie di interviste, in vari formati (preferibilmente video) nell’ordine in cui riusciremo a raccoglierle, nella sezione Documenti. Il tema delle interviste sarà omogeneo: gli ultimi 15 anni nei media e nelle loro mutazioni.
A fine anno terremo un seminario interno della redazione, in questo caso come gruppo di studiosi e ricercatori, partendo dai testi raccolti, e cercando di sintetizzare e offrire proposte di lettura del panorama della cultura di massa. Anche il seminario sarà pubblicato.




 
 
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ISSN 1724-7810   |   DOI: 10.12977/ocula

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