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Call for Papers

Street Art. Iconoclastia e istituzionalizzazione

a cura di Silvia Viti e Cinzia Bianchi.

deadline: 24 giugno 2016

La notte del 12 maggio 2016 lo street artist Blu, armato di rullo e pittura grigia, inaugura un’azione di cancellazione della propria opera nella città di Bologna. Cancellazione co-adiuvata e portata avanti anche l’indomani da attivisti dei centri sociali, collaboratori dell’artista e comuni cittadini uniti in una sorta di comunità informale che ne sposa la causa mentre altri accorrono a celebrare questo rito di sottrazione o a lamentarsene increduli, ad assister- vi in ogni caso. L’attenzione si concentra in particolare sul grande murales che campeggia sul Centro Sociale XM24 (quartiere Bolognina) già in passato al centro di una mobilitazione dei cittadini per salvaguardarlo dai nuovi pro- getti edilizi che prevedevano la distruzione dell’edificio (luglio 2013).

Il comunicato affidato dall’artista al blog della Wu Ming Foundation spie- ga l’evento come risposta alla mostra Street art. Banksy&Co. L’arte allo sta- to urbano, promossa da Genus Bononiae su progetto di Fabio Roversi Mona- co con il sostegno della fondazione Carisbo. La mostra inaugurata il 18 mar- zo ospita infatti anche alcune opere di Blu, tra le quali tre rimosse dalle loca- tion a cui erano state consegnate dall’artista per sottrarle alla demolizione e venir così conservate come oggetti del patrimonio artistico e culturale. Il ge- sto di Blu appare così fin da subito come un gesto politico oltre che artistico. Blu aveva già compiuto un atto simile a Berlino. Nella notte dell’11 dicembre 2014 innanzi all’inarrestabile “gentrificazione” della città, Blu ha cancellato due dei suoi lavori più celebri, “Brothers” e “Chain” che campeggiavano dal 2008 su due enormi muri sulla Cuvrystraße, ormai simboli del quartiere Kreutzberg riconosciuti da abitanti e turisti.

La street art è una forma di presa di parola nello spazio urbano; una for- ma di arte clandestina, effimera e illegale. Un’arte il cui ciclo di vita è affidato alle regole della strada, alle intemperie, al lavoro degli operatori ecologici, all’azione di tutti quelli che vi interverranno, sovrascrivendo o cancellando. Non è certo la prima volta che la street art riflette anche in modo molto po- lemico su istituzionalizzazione e conservazione da parte delle istituzioni, ma il gesto di Blu ha generato un clamore inedito, favorendo un dibattito inter- nazionale sul valore non solo artistico ma sociale della street art e interro- gandone il suo rapporto con lo spazio in cui nasce e con la comunità che la vive. Di fronte all’evento l’opinione pubblica si è divisa in due fazioni; persi- no la comunità degli street artist si è frammentata di fronte al gesto tanto che non sono mancate critiche dure che hanno accusato lo street artist di “ri- appropriarsi” indebitamente di un’opera ormai donata alla collettività. Strettamente collegato a questa discussione sembra essere anche la contempora- nea contro-mostra promossa dall’Associazione Serendippo.

Street art e graffiti writing sono temi di grande interesse per le scienze so- ciali e fin dalle origini del fenomeno hanno sollecitato l’analisi e la riflessione di filosofi, antropologi e sociologi. Dalla lettura di Jean Baudrillard che già nel 1973 vi riconosce l’insorgere di una guerra di segni (“Kool Killer ou l’insurrection par les signes”) alle riflessioni di Michel De Certeau e del suo gruppo di ricerca che in L’invention du quotidien. Arts de faire (1980) mette al centro la dimensione socio-politica di un fenomeno fin ad allora interpre- tato come azione individualista e egocentrica.
In Italia la riflessione sulla street art si apre negli anni ’80 quando è lo stesso DAMS bolognese trainato dalle ricerche di Francesca Alinovi a diven- tare un punto di riferimento per lo studio e la critica del fenomeno da cui la mostra Arte di Frontiera. New York Graffiti che nel 1984 portò per la prima volta in Italia una ricca collettiva di artisti e graffiti writers newyorkesi.

La semiotica negli ultimi anni si è occupata di street art e arte di strada a partire da una riflessione sullo spazio urbano e le pratiche di risemantizza- zione che lo attraversano. Ne sono un esempio il numero 8 di Carte Semioti- che (2005) dedicato alle “Semiotiche dello spazio” a cura di Paolo Bertetti, il volume Senso e metropoli. Per una semiotica post urbana a cura di Gian- franco Marrone e Isabella Pezzini (2006), la raccolta Palermo. Ipotesi di se- miotica urbana pubblicato nel 2010 e il numero monografico della rivista Lexia, Writing the city. Graffitismo, immaginario urbano e street art (n° 12, 2013) curato da Roberto Mastroianni. È del 2015 il libro Graffiti. Poetiche della rivolta di Marcello Faletra che ha commentato il gesto di Blu definen- dolo “una delle più pregnanti immagini di sparizione dell’arte contempora- nea” come contro prestazione simbolica al feticismo dell’immagine.
La recente operazione di cancellazione messa in atto da Blu ha quindi portato Bologna di nuovo al centro dell’attenzione internazionale aprendo la riflessione sulla street art oltre il mondo accademico; l’argomento è infatti diventato di interesse collettivo coinvolgendo direttamente cittadini, istitu- zioni e movimenti che operano sul territorio.

In un simile scenario Ocula sente il bisogno di dedicare un numero mo- nografico alla street art per interrogarla di nuovo in un momento che rite- niamo cruciale della sua evoluzione. Il call for paper è aperto a contributi disciplinari diversi (filosofia, storia dell’arte, sociologia, antropologia) in grado di dialogare con la semiotica. In questo numero si vuole raccogliere contributi che permettano di delineare una rassegna di riflessioni e di analisi semiotiche sul tema della musealizzazione, della trasmissione e della conservazione della street art in quanto pratica di risemantizzazione dello spazio destinata a nascere, vivere e (per molti, ma non per tutti) morire in strada. Occorre quindi indagare il fenomeno nelle sue tante contraddizioni: illegalità e riconoscimento istituzionale, anonimato e autorialità, effimericità e conservazione per chiedersi infine: a chi appartiene l’arte di strada? Qual è l’evoluzione che l’aspetta?


Gli svolgimenti di questo tema generale sono molti. Di seguito elenchiamo le quattro sezioni che proponiamo:

1. Forme dell’iconoclastia contemporanea.
Parlare di iconoclastia significa partire dalla cancellazione di Blu per ri- flettere su una pratica che accompagna la street art da sempre. La street art infatti non è sempre una presa di parola ab nihilo, ma è spesso affermazione di un discorso alternativo a partire dalla rimediazione di un testo che le pre- esiste; è il caso dell’advertising guerrilla art e degli interventi sui billboard pubblicitari. Il discorso della street art si fa qui come affermazione di un di- scorso alternativo a partire dalla rimediazione di un messaggio precedente. Si può parlare di una forma di iconoclastia contemporanea? Quali fenomeni e pratiche possono arricchire tale riflessione?

2. On e offline. La street art e il ruolo dei media.
Questa sezione riflette sul ruolo dei media (mass media ma anche mezzi di trasporto) nella messa in circolazione e nella rimediazione della street art. Occorre qui indagare il rapporto della street art con i nuovi media, in parti- colare con i social network; la street art inizia in strada e continua oggi in rete. Come può la semiotica rendere conto di questa contaminazione tra pro- duzione e fruizione resa possibile dal web? Quale metodo per l’osservazione e l’analisi delle interazioni all’interno di community e forum? Qual è il rap- porto che si instaura tra street art e mapping online del fenomeno?

3. Attraversamenti urbani e poetica dell’effimero.
Ricostrui- re il testo. Questa sezione interroga il rapporto fondamentale della street art con lo spazio urbano, in un’interazione fisica che coinvolge il corpo dell’artista in modo totale proprio come avviene nelle performing arts (es. parkour, ska- ting, free running). Come ricostruire un testo tanto effimero e caduco? Quale semiotica adottare per l’analisi delle pratiche di attraversamento dello spa- zio? 4. Musealizzare l’arte di strada.
Il tema della conservazione è al centro della stessa mostra organizzata dal Genius Bononiae. Un’analisi dei diversi modi del fare mostra farà riflettere sul tema della musealizzazione: muri legalizzati, gallerie a cielo aperto, galle- rie on line e tanti altri tentativi disseminati nel mondo. Quali contraddizioni vivono nell’iniziativa di conservare, tesaurizzare qualcosa che è considerato all’origine illegale? Come viene recuperato il rapporto con lo spazio urbano una volta che l’opera viene portata nel museo? Che cosa accade nel caso dei tour guidati della città per esplorare l’arte di strada come in una mostra all’aperto? A quale medium si può pensare di affidare la documentazione della street art?


Scadenze

– Consegna saggi: 15 settembre 2016.
– Notifica accettazione o richiesta revisione dopo blind peer review: entro il
30 dicembre 2016.
– Pubblicazione prevista: 15 marzo 2017.
Lingue accettate: Italiano, Inglese, Francese.
L’abstract e il saggio vanno inviati a: redazione@ocula.it e in cc a: Silvia Viti: at.silviaviti@gmail.com Cinzia Bianchi: cinzia.bianchi@unimore.it
La redazione ringrazia per la cortese attenzione


Informazioni generali sull’invio dei file

– L’accettazione dei saggi e la loro pubblicazione è sottoposta prima al giudizio dei curatori del numero tematico, poi a blind peer review.
– Per la redazione del saggio gli autori sono pregati di consultare la pagina “Come si collabora” in questo sito e di prendere visione delle procedure e delle indicazioni in essa contenute.
– I saggi non hanno limiti di spazio, ma si chiede di stare orientativamente
entro i 40.000 caratteri (inclusi spazi, note e bibliografia finale).
– Sono accettati i formati standard .doc, .docx, .otd.
– I saggi possono essere corredati da immagini di qualsiasi tipo.
– Le immagini (foto, grafi, tabelle) dovranno essere fornite sia all’interno del file di testo sia a parte, nei formati .jpg, .png, .tif, .eps, .psd. – Gli autori dovranno inviare due file: uno in forma anonima, da inviare ai revisori; l’altro contenente nome e cognome, affiliazione, email, eventuale sito web, note biografiche.
– Nel file anonimo in tutti i riferimenti bibliografici relativi all’autore il nome e il cognome saranno sostituiti da “Autore”, e tutti i titoli delle pubblicazioni da “Titolo della pubblicazione”. Rimarrà invece in chiaro la data. – L’abstract del saggio dovrà essere bilingue: nella lingua in cui è scritto il saggio e in inglese.







 
 
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ISSN 1724-7810   |   DOI: 10.12977/ocula

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