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Semiotica per il design: quale didattica?
a cura di Michela Deni e Salvatore Zingale.
deadline: 11 maggio 2016
Da oltre vent'anni insegnamenti di semiotica sono presenti nei nuovi corsi di laurea che hanno per oggetto il design. Corsi di semiotica sono stati attivati al Politecnico di Milano, allo Iuav di Venezia, all'Università di Bologna, nell'Isia di Firenze e Urbino e in altri atenei o istituti. L'insegnamento della semiotica é presente anche in innumerevoli scuole di design in Europa e nel continente americano.
Prima ancora - ma bisogna andare indietro nel tempo di qualche decennio - la semiotica era stata insegnata in scuole di progettazione da Umberto Eco negli anni Sessanta (nelle facoltà di Architettura di Milano e a Firenze) e da Tomàs Maldonado a Ulm negli anni Cinquanta.
In tutti questi anni il design é cambiato. Oggetto di progettazione non sono pi� solo prodotti industriali o artefatti comunicativi; né solamente beni di consumo esteticamente rilevanti o che si distinguono per qualità e ricercatezza formale. A partire dall'estensione agli ambienti domestici, ai luoghi di lavoro, agli eventi, al cibo, ai nuovi media, all'abbigliamento, il campo di azione del design si é sempre più allargato a molti - tendenzialmente tutti - gli ambiti della vita sociale.
La più recente definizione di Industrial Design dell'Icsid (International Council of Societies of Industrial Design) é la seguente: "Industrial Design is a strategic problem-solving process that drives innovation, builds business success and leads to a better quality of life through innovative products, systems, services and experiences". Da questa definizione si evince chiaramente che il design é un metodo o processo il cui fine é migliorare l'abitabilità del mondo (anche in senso antropologico) e la qualità della vita, attraverso ogni sorta di stratagemma: prodotti, sistemi, servizi, esperienze. Ma l'elenco potrebbe continuare.
Infatti, anche le finalità del design si sono evolute ed estese nel tempo, spesso in relazione a specifiche esigenze degli individui. Il fine del design oggi va ben oltre l'ormai classica coppia di valori bello/utile, per puntare verso obiettivi più ampi: comfort, sicurezza, interazione, sostenibilità ambientale, inclusione, innovazione sociale, accessibilità (all'informazione, ai servizi). Naturalmente, tali cambiamenti hanno determinato lo sviluppo di nuove pratiche nel design che comportano anche nuovi metodi soprattutto usati nell'ambito del design sociale: il co-design, l'autoproduzione e il DIY. Queste pratiche hanno anche dato luogo a nuove organizzazioni sociali e professionali come i FabLab che riuniscono i makers (spesso un ruolo sincretico di progettista/produttore/utente).
In questo quadro, il contributo della semiotica nella formazione del designer ha un ruolo determinante, se non altro perché il design porta alla produzione di "oggetti sociali" che condizionano e determinano modi di agire e di pensare, modificando le interazioni e le abitudini e influenzando valori e credenze. In altre parole i nuovi servizi, dispositivi e oggetti riconfigurano continuamente, sul piano semantico e pragmatico, le relazioni intersoggettive e le relazioni con gli oggetti materiali e immateriali.
A ciò si aggiunga che anche da un punto di vista teorico, nell'ambito del design compaiono sempre più temi e concetti proposti tradizionalemnte dalla semiotica. Su tutti spicca la fortuna dello Storytelling; ma aspetti teoretici collaterali alla semiotica si possono trovare anche nel Design thinking e nello Scenario-Based Design.
Forse allora, tenendo conto della più che ventennale presenza della semiotica nelle scuole di design e di progetto, oggi può essere utile porre una domanda generale attorno alla quale ruota il numero tematico che qui viene proposto: E'possibile individuare una serie di metodi semiotici per il design?.
A partire da questa domanda generale, alla quale la redazione di Ocula ha già iniziato a rispondere (cfr. i due volumi: Michela Deni e Giampaolo Proni, La semiotica e il progetto. Design, comunicazione, marketing, Milano, FrancoAngeli, 2008; Cinzia Bianchi, Federico Montanari, Salvatore Zingale, La semiotica e il progetto 2. Spazi, oggetti, interfacce, Milano, FrancoAngeli, 2010), saranno benvenuti contributi di studiosi di discipline semiotiche che svolgono o hanno svolto attività didattica nell'ambito del design, in Italia o altrove. Allo stesso modo, saranno anche accettati, come sempre, contributi di studiosi di altre discipline - fra cui anche il design - che, nell'ambito della didattica nella formazione del designer, adottano o hanno affrontato argomenti in dialogo con la semiotica.
I contributi proposti possono essere concepiti prendendo a esempio una delle seguenti modalità, tenendo conto che in ogni caso si chiede di mostrare e discutere perché e come gli argomenti scelti possono contribuire a una più completa formazione del designer:
1) Esporre un argomento semiotico che si ritiene particolarmente utile e fecondo nella didattica per il design. E' ovviamente possibile anche mettere insieme più argomenti, ma puntando a una unità di temi e di obiettivi.
2) Riportare un'esperienze didattica svolta, specie se a carattere sperimentale, in un laboratorio o workshop, dalla quale è possibile derivare e condividere indicazioni metodologiche.
3) Proporre temi e problemi della didattica del design che richiederebbero anche una 'attenzione semiotica', che invece o manca del tutto oppure si rivela ancora poco efficiente.
Informazioni
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Nel file anonimo in tutti i riferimenti bibliografici all'autore nome e cognome saranno sostituiti da "Autore", e tutti i titoli delle publicazioni da "Titolo della pubblicazione". Rimarrà invece in chiaro la data.
I saggi vanno quindi scritti utilizzando i modelli
Deadlines
Consegna saggi: 20 settembre 2016.
Notifica accettazione o richiesta revisione dopo blind peer review: entro il 20 novembre 2015.
Pubblicazione prevista: 20 dicembre 2015.
Lingue accettate:Italiano, Inglese, Francese.
I saggi vanno inviati a: redazione@ocula.it