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Per Alessandro Zijno
a cura di Valentina Pisanty | marzo 2013 | DOI: 10.57576/ocula2013-1


La struttura, il codice e la comunicazione

Qualche settimana fa, nella memoria di un vecchio computer, ho trovato un documento che non sapevo più di avere. La scoperta andava condivisa, trattandosi di un esemplare raro di testo scritto da Alessandro Zijno (la cui netta preferenza per la comunicazione orale è nota a chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo) in occasione di un ciclo di seminari organizzati dalla Scuola Superiore di Studi Umanistici sull’eredità dello strutturalismo. Siccome era da poco uscito il nostro manuale (A. Zijno - V. Pisanty, Semiotica, McGraw-Hill), gli organizzatori ci avevano chiesto di intervenire non già per fare le pulci allo strutturalismo – un’attività che all’epoca ci dava molto gusto – quanto per dire che cosa, di questo paradigma un tempo egemone, ci pareva potesse sopravvivere al suo declino.

Come di consueto, Alessandro interpretò la consegna a modo suo. Utilizzò l’occasione del seminario per riprendere le fila di un discorso cominciato sin dai tempi del dottorato, e forse anche prima, ostinata com’era la sua ricerca di una teoria radicalmente interpretativa della comunicazione, della comprensione e del fraintendimento tra esseri umani. Una teoria onniesplicativa in grado di “ricondurre la comunicazione alla sua funzione primaria”, che per lui coincideva con l’attività di rendere le nostre rappresentazioni della realtà sempre più adeguate alle esigenze di sopravvivenza individuale e collettiva all’interno di nicchie culturalmente costruite. Sembrano tesi scontate, ora che le scienze cognitive e l’evoluzionismo hanno colonizzato le discipline della comunicazione: ma non erano affatto ovvie quando Alessandro ce le proponeva negli anni novanta, rimuginandoci ossessivamente sino all’ultimo giorno come se inseguisse una visione che continuava a sfuggirgli. Ascoltandolo parlare nei momenti di maggiore esaltazione, venivano in mente (al netto dei risultati conseguiti) le parole del giovane Peirce: “My life is built upon a theory; and if this theory turns out false, my life will turn out a failure”.

Alessandro Zijno abbozzò queste pagine nel maggio del 2009, per ritornarvi nelle settimane successive al seminario bolognese su sollecitazione di Umberto Eco che non aveva potuto presenziare all’incontro e chiedeva di essere messo al corrente. Ma si tratta pur sempre di un work in progress (“è quindi in una forma non definitiva e in alcuni punti assomiglia più a degli appunti che ad un testo coeso” scriveva in una mail del 19/6/2009), e come tale va recepito.

Il documento di Alessandro Zijno in un formato scaricabile

Documenti-Ocula_Zijno.pdf > file in formato pdf [1,677Mb] PERMALINK

Prefazione a AA.VVV. Ricerche in Corso. Scritti in ricordo di Alessandro Zijno
Pubblichiamo qui l'inidce e la prefazione di un volume con cui tutti i ricercatori dell’ex-Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Padova hanno voluto ricordare il collega Alessandro, portando a compimento un progetto che era anche suo: sondare le possibilità di comunicazione della ricerca specialistica.

Indice e prefazione di AA.VVV. Ricerche in Corso > file in formato pdf [245Kb] PERMALINK


Le domande di Alessandro

“Make as many statements and ask as many questions as you can out of this” è uno schema (o grafo) tracciato da Alessandro Zijno nel marzo del 2011 per raccogliere e interrelare alcuni argomenti e domande al centro della sua più recente riflessione. Pensato come una sorta di questioning game, lo schema ambiva a sollecitare nuove prospettive di ricerca sui rapporti tra comunicazione e cervello. L’ipotesi principale – su cui Alessandro in quel periodo lavorava con rinnovato slancio, dopo essersi immerso nella lettura di Pinker, Gould e Vrba, Ferretti, e altri – riguardava la distinzione tra lingua (in quanto strumento logico-cognitivo non specificamente umano) e linguaggio (in quanto strumento comunicativo specificamente umano ma non necessariamente linguistico). Era questo il nuovo input congetturale, entusiasmante nella sua armoniosa plausibilità: per effetto di meccanismi exattivi – l’adattamento di strutture biologiche che hanno perso le loro funzioni originarie, come gli ossicini dell’orecchio umano o le ali degli uccelli – la sintassi e la semantica del pensiero sarebbero state cooptate in funzione comunicativa per assolvere compiti originariamente a esse estranei. In questa prospettiva, molte delle questioni su cui Alessandro si era concentrato nei decenni precedenti (v. l’intervento pubblicato in questo dossier) trovavano sbocchi inediti e promettenti.





La versione autografa dello stesso schema



Può essere utile interpretare l’enigmatico grafo alla luce del progetto di ricerca ex-60% (Università di Padova), redatto da Alessandro l’8 febbraio 2011, che riportiamo sotto.


Comunicazione e cervello

Alessandro Zijno



Fine principale della ricerca è porre a sistema diverse ipotesi, cresciute nell'alveo delle scienze cognitive, con particolare riguardo alle teorie modulari della mente, sia quelle di stampo fodoriano (Fodor 1983; Fodor 2000) sia quelle massive (Pinker 1994; Pinker 1997; Pinker 2009; Sperber e Wilson 1992/2; Dor 2000; Sperber 2001), al fine di suggerire una possibile visione d'insieme delle modalità comunicative e cognitive attraverso cui gli esseri umani organizzano e condividono la propria rappresentazione del mondo. Punto di partenza della ricerca è la distinzione tra lingua e linguaggio (Lewis 1975; Davidson 1986; Sperber e Wilson 1992/2; Zijno 2004; Pisanty e Zijno 2009), dove la prima è lo strumento non specie-specifico che permette la cognizione e che, con complessità distinte, è proprio di diverse specie animali e non solo (si pensi al cosiddetto linguaggio macchina dei computer); mentre il secondo è il prodotto exattivo (Gould e Vrba 1982; Ferretti 2010) di questo sistema a fini comunicativi. La distinzione di questi due elementi, lingua e linguaggio, permette di inquadrare nella giusta prospettiva le riflessioni sul funzionamento della nostra mente, scindendo in maniera chiara gli strumenti cognitivi e quelli comunicativi. D'altra parte, la lingua ha avuto senza dubbio un ruolo decisivo nella comunicazione umana, ma questo potrebbe essere conseguenza del suo sviluppo e non la sua causa, essendo la lingua elemento necessario sia per la strutturazione interna dei singoli moduli, sia per riuscire a tenere traccia della propria esperienza, ma non essendo in nessun modo elemento necessario e sufficiente alla comunicazione, che può realizzarsi e di fatto spesso si realizza anche senza la presenza di sistemi di regole semantiche (codice) condivisi o addirittura al di fuori di questi, nonostante gli stessi siano di fatto disponibili.
Questa impostazione impone un ripensamento generale anche della definizione stessa di sintassi, la quale non è più pensata a fini espressivi e comunicativi (ordinatore del discorso), e che deve perciò essere ridefinita in funzione della suo ruolo cognitivo invece che comunicativo. D’altronde stessa sorte coinvolge anche la nozione di semantica, che a sua volta dovrà essere riformulata e distinta nei suoi ruoli e componenti diversi: la rappresentazione semantica (semantica linguistico - cognitiva) e la rappresentazione concettuale (semantica dei concetti e dell'esperienza).
L'ambizione è di riuscire a delineare la struttura stessa del modulo e i suoi principi di filtraggio dell'informazione, tenendo conto da un lato dei meccanismi di pertinenza (Sperber e Wilson 1992/2) e dall'altro di algoritmi statistici quali gli alberi di classificazione/regressione, e tenendo conto delle polarizzazioni e standardizzazioni dei percorsi percettivo - interpretativi (canalizzazione, Dor e Jablonka 2009).
Infine la distinzione fra strumento cognitivo (lingua) e suo exattamento a fini comunicativi (linguaggio) sembra dare ragione anche del cosiddetto avvento del simbolico negli esseri umani, in quanto l'adattamento a fini diversi dello strumento cognitivo avrebbe permesso l'aprirsi di quello spazio funzionale al simbolico in cui si situano un certo numero di distanziamenti di elementi comunicativi, che risultano necessari alla svolta simbolica, quali per esempio: distacco tra enunciazione ed enunciato (scrittura, riproducibilità), tra circostanze enunciative (qui e ora) e ciò di cui si parla (riferimento), tra tempo dell'enunciazione (ora) e tempo dell'interpretazione (domani), tra ciò di cui si parla e l’adeguatezza alla realtà esterna (mentire, inventare, narrare storie di fantasia), tra forma dell’espressione e forma del contenuto (non conformità dei piani del linguaggio).




 
 
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ISSN 1724-7810   |   DOI: 10.12977/ocula

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