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Ocula 5 Vol. 5  |  September 2004   |  < >
 
 
Spazio e spazialità


Il numero 5 di Ocula è interamente dedicato al tema dello spazio. Cercando di restare fedeli al progetto che ci eravamo preposti qualche tempo fa, abbiamo raccolto nel numero attuale interventi differenti, nei quali è possibile scorgere prospettive disciplinari talvolta anche lontane, ma tutti ancorati al tema dello spazio e della spazialità.
La prospettiva che i diversi autori hanno adottato, in accordo con la redazione, è stata quella di non soffermarsi su macro questioni teoriche, quanto di proporre esempi di analisi su oggetti di tipo molto diverso. D’altronde parlare di spazio significa parlare di problematiche legate alla percezione, all’essere collocati in un posto riconoscendo come centrale la questione dello sguardo, del punto di vista, delle dinamiche enunciazionali nonché enunciative. Ma significa anche occuparsi dello spazio inscritto negli oggetti, o dello spazio rappresentato nei testi, questioni attuali e sempre centrali nel dibattito semiotico.
Il tema dello spazio/spazialità accoglie uno spettro piuttosto ampio di fenomeni; ha a che fare certamente con la geografia, o con la geo-estetica che tratta Mario Neve nel suo articolo, in cui viene rivendicata la necessità di osservare lo spazio attraverso una prospettiva multidisciplinare. Occuparsi di spazio significa dunque adottare uno sguardo disancorato da una unica disciplina: questa è la prospettiva che emerge anche da altri articoli compresi nella raccolta.
Di luoghi si occupano, con prospettive diverse, Daria Sitkareva, Alexandra Volegova, Ruggero Ragonese, Elisa Soncini, Anna Milena Vinci, e Luca Marchetti. Nell’articolo della prima si affronta il tema delle migrazioni e delle soglie geopolitiche dal punto di vista del migrante e del paese d’origine. Lo spazio architettonico e il modo in cui si ammanta di significati simbolici viene indagato dalla Volegova, da Ragonese e dalla Soncini, la prima per sottolineare delle costanti urbanistiche in una prospettiva lotmaniana, il secondo a caccia di variazioni diacroniche in rapporto con i mutamenti culturali e la terza per evidenziare l’ampio spettro di significati concentrati in un’opera di alta architettura collocata in uno spazio cittadino: La Pedrera di Gaudì. La Vinci analizza invece lo spazio delle stazioni ferroviarie e la sua complessità, anch’essa legata al doppio statuto di “spazio funzionale” e “spazio simbolico”. Marchetti, infine, si occupa dello spazio del punto vendita, luogo ricco di significati e di percorsi previsti a monte dall’istanza di produzione-enunciazione.
Gli spazi si ammantano di significati anche entro la rappresentazione che ne danno i mass-media. Se ne è occupata Maria Pia Pozzato in relazione ai luoghi della guerra, mentre Elena Giliberti si concentra sulla costruzione degli spazi entro uno spot pubblicitario e del loro contributo all’effetto di senso complessivo.
Altro ambito di particolare interesse, a cavallo fra arte e media, è l’immagine in pixel, di cui Anne Beyaert analizza lo statuto concentrandosi sull’immagine digitale stampata e osservando in essa tecnologia, arte e spazio rappresentato. Di arte e digitalizzazione dello spazio si occupa anche Maria Giulia Dondero, affrontando l’analisi di alcuni “paesaggi digitali” di due artisti austriaci, Kriesche e Hoffman, che trasducono in digitale opere pittoriche di Friedrich, Van Gogh e Cézanne.
Quattro saggi affrontano il tema del rapporto tra arte astratta e spazio. Andrea Catelani confronta diverse prospettive semiotiche rispetto all’analisi di Rothko; il saggio di Valentina Manchia analizza con strumenti semiotici l’idioletto in Kandinskij e i relativi effetti passionali; Claudio Barzaghi affronta i volti nascosti nello spazio e il loro contributo ad una semiotica del fantastico; Tiziana Migliore affronta la dimensione narrativa dei quadri di Hopper evidenziando come la semiotica possa essere d’aiuto alla critica d’arte liberandoci di alcuni luoghi comuni.
Le mappature interpretative che emergono da questi articoli raccontano di una omogenea trattazione degli oggetti, anche se poi gli strumenti utilizzati sono di volta in volta molto diversi. L’omogeneità è rappresentata dalla sostanziale “apertura” dello sguardo di analisi che la trattazione dello spazio/spazialità prevede e che ci viene in qualche modo ribadita e insegnata in ogni intervento. Di questo ringraziamo tutti gli autori, i quali, grazie ai loro contributi, ci permettono di osservare e riflettere su oggetti, conosciuti e sconosciuti, partendo da prospettive diversificate.
Segnaliamo che al tema dello spazio è stato dedicato anche uno degli ultimi numeri della rivista Comunicazioni Sociali, dal titolo Attraversamenti. Spazialità e temporalità nei media contemporanei, a cura di Piermarco Aroldi e Nicoletta Vittadini (http://www.vitaepensiero.it/riviste/pagcoml/com_soc.asp?titolo=COMUNICAZIONI%20SOCIALI) 1/2003. Leggi l'indice del numero.
Contributors to this Issue: Claudio A. Barzaghi, Anne Beyaert-Geslin, Andrea Catellani, Maria Giulia Dondero, Francesco Galofaro, Elena Giliberti, Valentina Manchia, Luca Marchetti, Tiziana Migliore, Mario Neve, Maria Pia Pozzato, Ruggero Ragonese, Daria Sitkareva, Elisa Soncini, Anna Milena Vinci, Alexandra Volegova.
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Nello spazio della rappresentazione si nascondono alcuni elementi - volti. E questo crea un problemma di attribuzione: possiamo dire che il mondo rappresentato sia retto dalle medesime regole che cognitivamente presupponiamo nel mondo in cui è situata la rappresentazione? Ogni defi |... ⇲
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L’articolo di A. Beyaert mira fin dall’inizio a precisare lo statuto dell’immagine digitale stampata, da non intendere come immagine “impoverita” rispetto a quella sullo schermo dalla quale deriva, ma al contrario come una versione stabilizzata della plasticità del digitale. Le imm |... ⇲
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L’articolo di M. G. Dondero è dedicato all’analisi di alcuni “paesaggi digitali” di due artisti austriaci, Kriesche e Hoffman, che trasducono in digitale opere pittoriche di Friedrich, Van Gogh e Cézanne. La problematica dell’intertestualità intesa come trasmigrazione di valori da  |... ⇲
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Le categorie sviluppate dalla semiotica per l’analisi plastica del visivo sono materialmente adeguate all’analisi di un testo musicale? Non tutte, ma alcune presentano alcuni elementi utili. La dimensione plastica può così essere relativamente svincolata dalla specifica problematic |... ⇲
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Questo piccolo studio è nato da un’esigenza concreta e da una passione. Da un lato ci stava la necessità di trovare un metodo per analizzare spazi commerciali che fosse di una qualche utilità alla ricerca qualitativa. Dall’altra, si voleva trovare un’ipotesi di lettura per uno dei  |... ⇲
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There is no doubt that space and signs are matches for a geographer, not only, as it could be expected, in the form of cartographic production and analysis, but also in the case of the interpretation of landscapes or the study of urban forms and development. Therefore, an invitatio |... ⇲
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L’articolo presenta in modo esauriente una serie di prospettive semiotiche sullo spazio enunciato nei testi e sulla spazializzazione attraverso l’esempio dei telegiornali di guerra. Nel mettere a nudo i meccanismi tramite cui i telegiornali costruiscono lo spazio, il lavoro mostra  |... ⇲
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Nel suo articolo, Daria Sitkareva affronta alcune problematiche legate all’emigrazione nella prospettiva del paese d’origine, approfondendo tematiche di genere e legate alla fuga dei cervelli. Le caratteristiche sociali e politiche dello spazio delimitato da frontiere sembrano dete |... ⇲
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Passeggiando per le vie di Barcellona capita di imbattersi in edifici dalle fattezze alquanto strane, la cui particolarità cattura l’occhio anche del turista o del passante più distratto. Si tratta delle opere dell’architetto Antoni Gaudì, edifici di forma inusitata e sorprendente  |... ⇲
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Con approccio lotmaniano l’articolo indaga la dimensione simbolica urbanistica, individuando un legame tra le nostre concezioni contemporanee della città ideale e quelle rinascimentali ed ancestrali, ritrovando in una serie di archetipi legati al mito una chiave di lettura che li p |... ⇲



 
 
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ISSN 1724-7810   |   DOI: 10.12977/ocula

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