Questo numero di tre articoli si apre con una questione attuale: la semiotica può servire per produrre testi? (o discorsi, messaggi, comunicazioni, se vogliamo essere più ecumenici). Francesco Galofaro prende spunto per la sua analisi del problema dall'ultimo libro di Giulia Ceriani Marketing moving, (Franco Angeli, Milano, 2001, <
http://www.francoangeli.it>). Inviteremo Giulia a rispondere in queste pagine, ma vorremmo lanciare un call for papers su questo argomento esteso a tutti i consulenti e gli studiosi di semiotica.
Ocula ha il proprio focus sia sulla semiotica accademica (ricerca teorica e didattica) sia sulla semiotica operativa (consulenza e ricerca applicata), e sulle relazioni tra i due campi. Molti semiotici operano in entrambi i settori, insegnando e prestando consulenza in ricerche applicate o analisi. La consulenza professionale in semiotica, dopo un periodo di lento sviluppo, si sta ora assestando, anche grazie al lavoro dei primi pionieri che, partendo da una formazione teorica, si sono costruiti una competenza oggi riconosciuta.
La semiotica consulenziale è stata quasi sempre usata come strumento di analisi, complementare e parallelo a quelli del marketing, della sociologia e della psicologia. La questione che oggi si pone è se sia anche uno strumento di supporto alla progettazione di testi e/o messaggi.
Questione analoga è stata posta spesso in ambito letterario, visto che un caposcuola come Eco è anche autore di narrativa. La semiotica del testo serve a scrivere? E serve a scrivere meglio? E se non produce testi migliori, chi è formato in semiotica, li produce almeno in maniera più consapevole? Queste sono alcune delle domande possibili.
Con il secondo articolo diamo il benvenuto a Michela Deni, collega di scuola bolognese, che tratta dei tarocchi come macchina narrativa. Ricordiamo, sulla divinazione, il contributo di Ugo Volli (Il linguaggio dell'astrologia, Bompiani, Milano, 1988) e, proprio sui tarocchi, il romanzo di Calvino (Il castello dei destini incrociati, Torino, Einaudi, 1973).
Il terzo pezzo è ancora di Francesco Galofaro, ma non potevamo non pubblicarlo perché, da assediati dalle mail quali ormai siamo, ci è parso indispensabile. Le emoticons sono un sistema grafemico che si sta formando e l'interesse per chi si occupa di linguistica diacronica dovrebbe essere estremo: quando avremo di nuovo l'occasione per seguire passo passo la formazione di elementi espressivi di un linguaggio scritto? Questo breve studio inoltre ha caratteristiche comparative, e quindi può interessare anche chi si occupa di studi culturali.
Nei saggi, assieme al numero Due, pubblichiamo un lavoro di Michela Deni sulle interfacce: altro argomento di attualità, specie per il settore semiotica e design.
In chiusura, vogliamo dare l'ultimo saluto a uno dei grandi fondatori della semiotica contemporanea, scomparso il 21 dicembre 2001, a 81 anni: Thomas A. Sebeok. L'energia profusa da Thomas nel corso della sua vita per diffondere la nostra disciplina in tutto il mondo è stata enorme. Nel 1969 fu tra i fondatori della IASS (International Association for Semiotic Studies) e da allora editor in chief della rivista Semiotica. Allievo di Morris, docente presso l'Indiana University a Bloomington, la sua produzione è vastissima, più di 60 libri, il più noto dei quali è "Speaking of Apes" (1979).
Un necrologio nel New York Times si trova a:
http://college3.nytimes.com/guests/articles/2002/01/02/892618.xml
L'articolo offre alcune consideraizoni che sono emerse dall’osservazione di alcune sedute di lettura di tarocchi e dell’analisi di programmi televisivi locali (trasmessi da emittenti campane) dove maghi e astrologi praticano la divinazione in diretta.
Chiunque abbia scritto almeno una lettera nella vita sa bene quanto sia difficile rendere, per iscritto, l’ironia.