Questo articolo è stato sottoposto a double blind peer review
autore: Susan Petrilli (Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti, Italianistica e Culture comparate. Università di Bari “Aldo Moro” (IT))
Tradurre il tempo. Umberto Eco traduttore del cronotopo in Sylvie di Nerval
lingua: italiano
data di pubblicazione: luglio 2018abstract: Alla domanda “cosa vuol dire tradurre?”, ' Eco risponde traducendo. Infatti in Dire quasila stessa cosa, egli si avvale soprattutto delle sue “esperienze di traduzione”, espressioneche fa da sottotitolo del libro. Fra queste sue esperienze particolare importanza ha la sua traduzione di Sylvie di Nerval. Il problema centrale è che cosa deve rendere il testo che traduce. Nel caso di Sylvie si tratta della “resa” del suo specifico cronotopo. Il racconto inizia con l’imperfetto e si sviluppa a partire da una perdita irreparabile, che però soltanto alla fine sarà comunicata al lettore. La traduzione deve cimentarsi con questa particolare organizzazione temporale del racconto. Questo si svolge in prima persona ed Eco ingegnosamente distingue la “voce narrante” dall’autore Gérard Nerval indicandola come Je-rard. Il “quasi” del titolo preannunzia quanto Eco dirà nelle pagine conclusive: cioè che la fedeltà nella traduzione consiste nel riconoscerla come mai definitiva. Infatti, il testo tradotto resta pur sempre lo stesso, ma altro: lo stesso altro.
keywords: eco, letteratura, cronotopo, negoziazione, testo letterario, traduzione, voce narrante, chronotope, literature, literary text, narrator, negotiation, translationcitazione: Susan Petrilli, Tradurre il tempo. Umberto Eco traduttore del cronotopo in Sylvie di Nerval, "Ocula", vol.19, luglio 2018. DOI: 10.12977/ocula2018-4
Ocula.it pubblica saggi di ricerca semiotica, in particolare applicata alla comunicazione e alla cultura, è aperta al dialogo con altri campi di ricerca e accoglie contributi che provengono da ogni ambito delle scienze umane e sociali. Questi sono la nostra Redazione e il nostro Comitato scientifico.