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Questo articolo è stato pubblicato in: Ocula 22, Be cool. Come nasce un'icona culturale
autori: Anna Riboldi (Politecnico di Milano (IT)) e Salvatore Zingale (Dipartimento di Design, Politecnico di Milano (IT))
Oggetti persistenti. La somiglianza a posteriori nelle icone del design
lingua: italiano
data di pubblicazione: aprile 2020abstract: Il design ha reso gli artefatti d’uso quotidiano sempre meno anonimi, prima riconoscendone l’autorialità e in seguito fornendo loro un titolo e un nome. Alcuni di questi artefatti hanno iniziato ad avere una “vita culturale” propria, tanto da essere considerati ben al di là delle loro prestazioni d’uso e a prescindere dalle qualità materiali e tecnologiche. Sono diventati icone del proprio tempo, in modo simile alle icone della cultura popolare, ai divi e ad altre celebrità dell’industria culturale. O sono forse ancora simili alle sacre icone dell’arte bizantina?
Il saggio si interroga dapprima sul perché a tali “oggetti del quotidiano” viene riconosciuto lo statuto di icona, e se vi siano ragioni per considerarli “icone” anche a partire dalla nozione semiotica introdotta da Charles Peirce. In secondo luogo, vengono presi in rassegna alcuni prodotti industriali e artefatti comunicativi del Novecento, scelti o perché già riconosciuti come icone, o perché aiutano a comprendere meglio questo destino di celebrità che li lega ai valori dell’epoca che hanno la ventura di rappresentare.
citazione: Anna Riboldi e Salvatore Zingale, Oggetti persistenti. La somiglianza a posteriori nelle icone del design, "Ocula", vol.21, n.22, pp.313-340, aprile 2020. DOI: 10.12977/ocula2020-21
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