Mediazioni simboliche: le parole nel conflitto
6 ottobre, Discutere di pace e di guerra, 1:11:38
Paolo Sorrentino, IULM
Lo scoppio del conflitto in Ucraina è stato accompagnato da un intenso dibattito mediatico relativo al rapporto fra linguaggio e guerra. Se questa dinamica è in qualche modo strutturale di ogni conflitto (Fabbri 2022), forse è meno atteso che più delle immagini sono state le parole a fare scandalo. Operazione speciale militare, Genocidio, Resistenza, per stare agli esempi più noti, sono alcuni dei nomi entrati fin da subito nella controversia mediatica. Una sorta di conflitto nel conflitto ingenerato dal rapporto di (in)adeguatezza fra lingua e realtà (Lotman 1993), ma che ci riporta alla funzione performativa della parola (Austin). A partire dagli esempi sopracitati, quindi, l’intervento mira a riflettere sulle dimensioni semiotiche della nominazione all’interno della semiosfera glocale (Sedda e Sorrentino 2019). In particolare, ci si chiede come la semiotica ci può aiutare a riflettere sulla capacità di mediazione simbolica della parola; con quali funzioni i nomi vengono impiegati nel quadro del conflitto; quali sono le loro trasformazioni nel sistema dinamico della glocalizzazione; ma anche come essi sono capaci di configurare dal loro interno i destini della pace.
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