29 settembre, Guerra , tecnica , saperi, 3:54:31
Jenny Ponzo, UNITO
Il programma narrativo della guerra è apparentemente molto semplice, in quanto contrappone un soggetto e un anti-soggetto in competizione per un certo oggetto di valore.
Oltre a quello dei due contendenti, c’è in ogni racconto di guerra anche un altro ruolo attanziale, però più problematico: quello della vittima. L’intervento si propone di riflettere su quest’ultimo ruolo. Partendo dallo studio di un corpus di testi, specialmente letterari, si leggerà il ruolo della vittima nei termini di una non-soggettività, legata all’impossibilità di avere e perseguire il proprio sistema di valori e di agire di conseguenza. La complessità e l’interesse dei non-soggetti per la teoria semiotica non dipende solo dal fatto che ricoprono un ruolo che mette in questione la struttura classica del sistema attanziale di Greimas, ma soprattutto dal fatto che la rappresentazione dei non-soggetti è praticamente inscindibile da una dimensione patemica e morale: i non-soggetti sono soggetti privati della loro identità, della loro agentività, della loro libertà. Non a caso la semiotizzazione della loro memoria è particolarmente curata e particolarmente problematica nel post-conflitto, come hanno ampiamente dimostrato ad esempio gli studi sulla costruzione della memoria culturale legata ad eventi traumatici, quali appunto la guerra.
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